Instaurare un dialogo sulle pratiche di biocontrollo e confrontarsi sul punto normativo nel nostro Paese e nell’Unione Europea: questa la sintesi della visita della delegazione danese avvenuta lo scorso venerdì a Milano. Una delegazione eterogenea, composta da manager di aziende interessate a investimenti nel biocontrollo, consulenti ed Enti quali la Camera di Commercio, e accompagnata da responsabili della Reale Ambasciata di Danimarca in Italia. L’impressione emersa è di una solida comunanza d’intenti.
Il progetto, nato negli scorsi mesi grazie alla stretta collaborazione con i rappresentanti diplomatici di stanza a Roma, è stato ideato come “ponte” per stringere rapporti e incentivare futuri investimenti nel settore, e si è evoluto in questo incontro organizzato nel capoluogo lombardo.
In una location volontariamente poco formale, lo spazio Talent Garden del Palazzo della Regione Lombardia, i partecipanti hanno avuto occasione di scambiare opinioni, anche schiette, e valutare le effettive potenzialità del settore del biocontrollo in Italia, fuori dalle logiche istituzionali. Esemplare il continuo richiamo all’espressione “regenerative agricolture”, nel nostro Paese scarsamente usata, ma molto impiegata nel dibattito in Danimarca e ritenuta più “centrata”. Non sono mancati poi gli spunti operativi, con un focus sul ruolo che potrà svolgere IBMA Italia per ridefinire la situazione normativa nazionale sul biocontrollo e per consolidare la cultura dei mezzi tecnici di controllo alternativi.
Giovanna Attardi di Phytomastery ha rappresentato IBMA Italia, sviluppando il proprio intervento intorno alla spinta innovativa che il biocontrollo può dare a tutto il settore dell’agroalimentare italiano, per concludere con il punto sul panorama normativo e con un accento sulla resilienza dei produttori italiani, che “nonostante le rigidità dei nostri sistemi, non si arrendono e tentano di camminare sul sentiero delle soluzioni del biocontrollo”.